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      - Placidi furono una volta i miei pensieri, i sonni tranquilli; ora sul mio capezzale trovo la insonnia e il delitto; delirii di sangue sconvolgono il mio torbido cervello: - e di cui la colpa, se non di te? - Aveva un amante, e non l'ho più, - un consorte dilettissimo, e non l'ho più;... per te ho tutto perduto in questo mondo; - per te perderò la salute dell'anima mia; - per te ho percosso, fino a fargli grondare sangue, quello che per nove mesi portai nel mio fianco, - che per diciotto con questo seno allattai, - il mio unico; - il mio dolce figliuolo: - e mi domandi se mi hai offeso? - E perchè sei felice di tutta la mia miseria... tu vuoi vivere? - Tu devi morire, sciagurata, e per le mie mani, e subito..."
      All'aspetto di quella feroce, il freddo del coltello passò l'anima della Caterina. Diventò in viso del colore di morte, e concependo per istinto, come ogni scongiuro a lei rivolto sarebbe tornato invano, si prostrò abbracciando disperatamente le ginocchia di Giomo, esclamando:
      Salvami pel sangue di Gesù crocifisso! - Salvami! - Anche alle condannate a morte per orribili misfatti... parricidii... ed altri che fanno fremere la natura, si concede spazio di vivere... quando... quando...
      - e qui con ambedue le mani si copriva la faccia diventata di fuoco, - "quando sono incinte.... ed io ancora.... di lui... ho una creatura... qui... nel mio fianco... ed io non lo sapevo ad altra donna consorte... Pietà... perdono... la mia finalmente è colpa di amore..."
      Piangeva la desolata, e le ginocchia a Margutte in maniera così compassionevole abbracciava, che lo stesso Margutte sentì la prima volta una agitazione di stomaco, - non voglio dire di cuore.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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