Bellissima!
quasi tolto fuori di sč dall'allegrezza esclamava il cavaliere: "darai ai garzoni quattro ducati perchč se li godano per amore mio. - Lo speziale ha egli mandato l'acqua nanfa, e l'unguento di ambra grigia(23)?"
Illustrissimo sė, ed ha mandato ancora i guanti profumati di bucchero...
Porgi qua, Valentino. - Sentiamo! - Poteva essere pių forte questo bucchero, ma passerā(24).
Mesciuta larga copia di acqua nanfa, il duca pių e pių volte se ne asperse le membra. Terminato il lavacro, ed asciugatosi diligentemente con finissimi ed odorosi pannolini, si pose a sedere chiamando:
Valentino, adesso sta a te: acconciami i capelli...
Correva in quei tempi lo strano costume di portare voluminose parrucche con i ricci pendenti, di cui due lembi a modo di stola pendevano lungo il petto, ed un altro a suo bell'agio folleggiava dietro le spalle. Il duca Salviati bene assentiva al costume, senonchč ornato di copiosa capelliera repugnava deturparsi sotto una immane parrucca composta di capelli di morto; portava pertanto i bellissimi suoi, ed era in lui mirabile pregio quello che in altri compariva schifosa sconcezza.
Il valletto col pettine di avorio, col calamistro scaldato scompartiva e arricciava i capelli, ma tanto grande agitava la impazienza il Salviati, che ad ogni tratto movendosi faceva sė che il valletto ora gli toccasse col calamistro la pelle, ora col pettine gliela graffiasse. - Certo non era sua la colpa; ma il valletto, come colui che da lungo tempo era uso a servire, sapeva i padroni non avere mai torto; ond'č che ogni qualvolta il duca co' suoi moti lo impediva, dicesse:
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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Valentino Salviati Salviati
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