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      Tra quelli che segretamente s'internavano nella sua grazia et amicizia furono due giovani Fiorentini che ancor vivono, cioè Lorenzo di Iacopo Serselli, e Vincenzio di Matteo Carlini, il quale con l'età mutato abito e costumi si ritrova al presente spedalingo et amministratore dello spedale di Bonifazio di Firenze. Erano questi due giovani assai familiari del sig. Iacopo Salviati, duca di San Giuliano, il primo personaggio (trattone il principe del sangue e della casa serenissima de' Medici) che per chiarezza di sangue, per ricchezza, e per altre sue riguardevoli qualità fusse allora, o sia ancora nella nostra città, e tale in somma, che pochi anni prima s'era congiunto in matrimonio con donna Veronica, legittima figliuola di don Carlo Cybo, principe di Massa di Carrara. Era questa signora dotata di mediocre bellezza, et oltre a ciò cotanto altera e superba, che, o per natural ritrosia, o per altra cagione, non voleva coricarsi con il marito, o sì vero a suo talento, e quando a lei piaceva, e, come noi usiamo di dire, a punti di luna. Questo strano modo necessitò il sig. duca, ancora assai giovane, a procacciarsi talora qualche piacere amoroso fuori di casa; al che veniva bene spesso aiutato dal capitano Cosimo de' Pazzi, detto per sopranome il semplice, e da alcun altro suo famigliare, che di quando in quando segretamente s'introducevano nel suo palazzo, e gli conducevano alcuna femmina con cui egli si sollazzava; ma in ultimo, ammesso dalli sopradetti due giovani suoi famigliari alla pratica della Caterina, bene spesso si ritrovava con lei, servendosi (per non dar sospetto alla moglie) di pretesto e di scusa, per albergare fuori di casa, di frequentare una delle compagnie notturne, che in Firenze comunemente son dette buche, intitolata in Sant'Antonio, che s'aduna in Pinti; dalla quale bene spesso uscendo a qualche ora di notte, se n'andava a casa della Caterina, che molto non era lontana, cioè in via de' Pilastri vicino alla piazza di Sant'Ambrogio, a mano destra, andando verso la detta piazza.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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