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      Intorno alle ore tre di notte, Bartolomeo Canacci, et i sicarj addietro scritti, picchiò l'uscio della casa della madrigna, e gli altri se ne stavono in disparte dall'altra banda della strada per non essere osservati, aiutati e favoriti dall'oscurità della notte. Così Bartolomeo picchiato alla porta della casa, gli fu risposto da una fanciulla dalla finestra; e domandato chi era, e rispondendo egli "amici," e riconosciuto alla voce, gli fu subito tirata la corda; onde aperta la porta, et entrato dentro, e dietro a lui quei manigoldi, salirno con tanta furia le scale, che Lorenzo Serselli e Vincenzo Carlini, (che allora erono ivi a trattenersi con la Caterina, e che dallo strepito, dubitando alcuno d'alcuna cosa, s'erono già levati in piedi) furno a pena a tempo quando quella gente con arme nuda alla mano cominciorno a comparire su la scala, e fuggendosene su per un'altra scala per la quale si saliva alla parte superiore della casa, come ben pratichi scapparsene su per le tetta, per entrare in altra casa contigua, e così dall'imminente pericolo salvare la propria vita.
      Fu la povera Caterina da quelli spietati et esecrandi ministri della barbara crudeltà della duchessa miseramente trucidata, insieme con la sua fante, forse perchè ella non potesse dar notizia del fatto e palesare gli esecutori; togliendo in un medesimo tempo la vita a lei et ad un'innocente creatura, che poco prima haveva nelle sue viscere concepita la Caterina, essendo ella quando gli fu tolta la vita gravida di tre mesi; dopo di che, squartati i corpi delle misere donne, in pezzi furno tacitamente cavati di quella casa, e con l'aiuto d'una carrozza, che su il fatto o poco dopo si fermò avanti alla porta di quella, furono portati via, e parte gettati in un pozzo che ancora si vede all'entrare di via Pentolini, dove ella fa cantonata su la piazza di Sant'Ambrogio, e parte in Arno, dove il giorno appresso furno trovati e riconosciuti, eccetto però la testa dell'infelice Caterina, che da alcuno di quelli esecrandi carnefici fu portata alla duchessa per accertarla dell'esecuzione, o pure per essergli stato così ordinato da lei, per dar compimento a questa tragedia, nel modo che appresso si sentirà. Furno questi particolari in parte veduti dal Carlini e dal Serselli, i quali prestamente usciti di casa, nella quale per lo scampo s'erono ricoverati, picchiando ad un'altra casa quasi di rimpetto a quella di Caterina (dove abitava una famosa ruffiana loro conoscente, che ancor vive, benchè in età assai grave, e chiamasi la zia Nannina, zia della Margherita, della Brenca, e della Bettina, tre delle più celebri cortigiane de' nostri tempi, dette le cicce), fu loro tostamente aperto, onde saliti in sala poterno da una finestra socchiusa, senz'esser veduti, vedere e sentire buona parte de' casi da me addietro descritti, per mezzo de' quali s'è poi avuta piena notizia.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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