/* Latrai ai ladri ed agli amanti tacqui: Così al padrone e alla padrona piacqui. */
Certo giorno dal vicino villaggio mossero grida disperate: - Accorruomo! accorruomo! - E siccome gli uomini chiamati scappavano via, accorsi io, cane, non chiamato, e vidi un grossissimo lupo, il quale ghermito un fanciullo stava per isbranarlo. Mi accosto cauto, mi slancio con impeto, e come volle fortuna giungo ad azzannare il lupo dietro la nuca, lui strangolando e liberando il fanciullo. Potevo fare di più io, povero cane, per meritarmi la benevolenza di voi altri uomini? Or bene, ascolta adesso." - E il cane si atteggiava come l'araldo delle tragedie greche quando si accinge a raccontare la catastrofe. - " Il mio padrone scaricando una volta con troppa fretta lo schioppo, invece di ammazzare la lepre ferì me nel capo, e mi levò un occhio. Da quel punto in poi il crudele uomo prese ad abborrirmi come testimonianza vivente della sua incapacità: l'odio crebbe a dismisura vedendo come la gente prendesse dalla mia disgrazia materia a dileggiarlo; meditò farmi portare la pena della offesa che mi aveva recato: e voi uomini, dite, avete troppo spesso per nuocere altra ragione che quella di avere nociuto altra volta? Che più, lo dico o lo taccio? lo dirò per dimostrare la mia ragione, quantunque io me ne vergogni per voi, pensando che voi pure appartenete alla famiglia degli animali. - Un giorno io scorsi di traverso nel fitto del bosco lo efferato padrone prendermi la mira addosso per uccidermi da traditore alle spalle, e se non consumò il nequissimo fatto, e' fu perchè gli mancò fino il triste coraggio del delitto.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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Latrai
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