.. Ella mi venne da quel fanciullo stesso a cui aveva salvato la vita. - Ora dunque a che più indugi, o serpe? Quali dubbi accogliesti, e perchè dubitasti? Mangia vivo costui, e così tu potessi divorare insieme con esso tutta la perfida stirpe alla quale appartiene."
Su via, presto, acconciati dell'anima facendo l'atto di contrizione,
riprese la serpe: "il meno che meriti è divorarti vivo."
Chi è che si acqueti alla sentenza di un cane, e per di più affamato? Non sentisti tu che per fame ei non vedeva lume? Io mi sento leso, e mi appello...
Appellati a bell'agio, ma intanto voglio eseguire la sentenza, dacchè porta esecuzione provvisoria...
Previa cauzione: - assicurami dunque che se hai torto in seconda istanza mi resusciterai; e poi mangiami vivo....
Il cane ha sbagliato... Ma via, per sentenza di cane con uno sproposito solo io mi contento: - appellati se vuoi, e' saranno passi perduti.
E cammina, cammina, eccoti un cavallo che pareva quello dell'Apocalisse, pieno di guidaleschi, con le saliere sopra gli occhi, arrembato, i fianchi sporgenti in guisa da potervi appiccare il mantello: dal ciglio di una fossa protendeva il collo lungo e magro, a modo di cicogna, verso le punte di una siepe ch'ei s'ingegnava addentare, e questa, male cedendo e spesso sfuggita alla pressione, ritornando diritta gli trafiggeva il muso, ond'ei si trovava costretto ad abbandonare la infelice pastura.
O cavallo, dà retta: - vien qua a decidere un piato che verte tra noi.
Il cavallo li guardò in faccia, e poi si messe a ridere.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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Apocalisse
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