.. Ah! ora tu vorresti che stringessi l'aria? Tu vuoi rubarmi il nepote... bermi il sangue... farmi morire di dolore?"
In questa ecco aprirsi la porta della osteria, ed entrare un bellissimo garzone con una lanterna di carta unta in mano. Alle sembianze, ma più assai al colore dello indaco di cui portava tinte e mani e volto, mi si fece manifesto per nepote di Lazzaro. E Lazzaro mutato in sembianza, con parola acerba lo interrogava:
Donde vieni? Che cosa vuoi? Chi cerchi? Me no certo?
E il nepote senza punto peritarsi, mostrando come quelle asprezze non gli tornassero paurose, rispose speditamente:
Anzi voi: la Caterina ha apparecchiato da un'ora, e non vi vedendo arrivare ha detto: - Marco, fa una cosa; la neve cade come Dio la manda, la notte è buia, scoscesa la strada; prendi la lanterna, e va per lo zio, chè non gli accada la malaventura...
La cara citta! Ma tu non sei venuto per me? lo giureresti? Va, falso, tristo e bugiardo, tu se' venuto per la ragazza di Biagio.
A dire la verità, quando prima mossi da casa pensava a voi solo, mio buono zio, a voi solo, e niente a Rosa: a mezza strada ho cominciato a pensare anche un poco alla ragazza; nello entrare qui mi parve pensare tanto alla ragazza quanto a voi a parti uguali... E a voi, zio, io credo che penserò sempre anche quando avrò figliuoli...
Davvero?
E il giovane portando aperta la sua mano sul petto, e comprimendovela forte dalla parte del cuore, con voce ferma e religiosa soggiunse:
Davvero...
Sii benedetto nei tuoi figliuoli.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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Lazzaro Lazzaro Caterina Dio Biagio Rosa
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