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Di' piuttosto che per avere bevuto troppo veleno ormai non temo più tossico. - Io parlo a te senza ira e senza amore, e non vorrei che tu lo ridicessi a persona, almeno finchè io viva, - perchè le voglie son piene già della usanza pessima ed antica, del ver sempre nemica, - come avvertiva Messere Francesco. Ora dunque come per me si poteva considerai attentamente i nuovi istituti, i nuovi metodi di ammaestrare, e i provvedimenti di pubblico bene e di carità, sotto due aspetti, per le intenzioni e per le conseguenze, o se vuoi meglio, nelle cause e negli effetti. Per le intenzioni prima di ogni altra cosa ho detto: - E chi sono eglino questi che ci danno ad intendere come nei tempi scorsi non occorressero istituti di pubblica carità? Gli antichi, mossi dal bisogno maraviglioso di esercitare misericordia, distinsero le sventure pubbliche non altrimenti che la botanica classa in famiglie le varie generazioni dei fiori, e fondarono a sollievo di ciascheduna fabbriche singolari delle quali noi smarrimmo perfino il nome. Così chiamarono Xenodochia le case destinate a conforto dei pellegrini stanchi dalla via: Orfanotrofia quelle ove gli orfani nudrivansi ed educavansi: Nosocomia le altre per gl'infermi: Ptocotrofia ove i poveri trovavano sostentamento: Gerontocomia ove i vecchi avevano sollievo negli anni estremi della vita: Brefotrofia ove i neonati e gli esposti si accoglievano. I più sinceri istituti di carità sorsero dalla mente del popolo, perchè la sventura è maestra di soccorso agli sventurati: haud ignara malis miseris succurrere disco.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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