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      I grandi, se lo facciano di cuore non sapremmo ben dirvi, ma sovente disprezzano questo pane, e presumono imporvi il loro soccorso come un giogo: insomma si assomigliano un po' a Diogene esposto al mercato in vendita, che gridava ad alta voce: - Chi vuole comprare un padrone? - Nemici in sostanza noi non crediamo ch'e' possano riuscire mai, però di ordinario avversari infesti, cagione di debolezza agli Stati, e difficili a sradicarsi se non s'incontrano quei solenni falciatori di aristocrazie Luigi XI e cardinale di Richelieu: quindi teneteli bassi. Il popolo minuto, per disperazione fatto sicuro, nulla avendo da perdere, ama il torbido per pescarvi dentro; nonostante noi proponemmo procurare pochi dei grandi e pochi dei piccoli per dividerli dalla massa a cui appartengono, gittarvi dentro il sospetto, e renderla di mano in mano scema di capi. Una volta fu reputata l'aristocrazia ottimo principio per istare tra mezzo alla monarchia e alla democrazia; la esperienza insegna valere a mille doppii meglio il popolo grasso a simile scopo: egli si contenta di poco; - ogni anno misurategli dalle mille alle due mila braccia di nastro o verde, o rosso, o giallo; di tanto in tanto diluviategli addosso un uragano di croci; soprattutto risi e sorrisi a macco; via la tostezza, via il sussiego di quella benedetta legittimità; con altre vele è forza navigare pei nuovi pelaghi; stringete mani, scuotete braccia a destra e a sinistra, abbiate pazienza a subire la stupida compagnia; a pranzo ardite mettervi al fianco la consorte del Presidente della Camera di Commercio, aprite il ballo con la figliuola del banchiere principale, e voi avrete una milizia civica da disgradarne pretoriani, sterlizzi, mamelucchi, e giannizzeri.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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