Adesso quasi comincio a sperarlo ancora io, perchè so di certo, e lo posso giurare, che Zabulone impresta sempre il suo danaro a mezzo per cento il mese senza provvisione, e qualche volta anche a meno, non mai a più. - E la mia speranza non suona eterodossa, perchè sappiamo come Traiano fosse salvo per le preghiere di San Gregorio Magno, e Stazio poeta per virtù di non so quale altro Santo. Ora tutta la corte celeste porrà la mano al canapo per tirare su l'Ebreo, il quale ebbe in costume di accomodare in presto il suo danaro al sei per cento l'anno.
Però di Satana
- soggiunse Zabulone - "troppo ci vuole a raccontare degnamente la storia: se ti basta quella del Presidente, io te la posso dire..."
Io te ne prego, Zabulone...
Buonaparte! - nota bene che io la prendo larga: - Buonaparte, da quell'uomo di vasti concetti ch'egli era, intese convertire i mari in deserti, e farvi perire la odiata Inghilterra, come Palmira o Tebe dalle cento porte. La Inghilterra vinse, ma il suo nemico la lasciò ferita a morte nelle viscere. Buonaparte periva, dacchè le vite degli uomini sono corte, ma quelle dei popoli prima di morire si dibattono in lunga agonia: le ossa di Buonaparte ora dormono in Francia, ma la sua maladizione rode i precordii della Inghilterra come l'acqua tofanica. Adesso, figliuolo mio, vuoi tu sapere chi vinse Napoleone, chi fece capitare male lo smisurato suo concetto del blocco continentale? Noi altri tarli. - Ridi? A torto ridi; chè molto minore cosa che non siamo noi muove guerra alle città, e distrugge gli Dei.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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