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      Al primo vederlo io dissi: - Costui si chiama Maher salab Hasbaz! - Ei venne con moneta di frode, cuore di pietra, e mani violente: cominciò ad esercitare l'arte di mezzano di tutto, - merci, - peccato, - delitto... però la fortuna gli svolazzava d'intorno come mosca molesta; lanciava la mano, e quella si allontanava irridendolo: quindi più forte riardeva in lui la rabbia dell'oro.
      Tentò una via, e fu questa. - Condusse a fitto una casa, e studio fosse o ventura, nelle botteghe terrene io notai un oste, uno armaiolo e un caffè; al primo piano si teneva bisca, al secondo bordello; il terzo abitò il Presidente, quasi trono condegno alla sua divinità. Quinci come il ragnatelo dal buco muoveva le fila insidiose della tela.
      Certo fondaco inglese, ricco di molti milioni di oro, si fermò a Malta per raddoppiare smisuratamente gli averi, come persuade la folle agonia agli uomini. Potente di danari, favorito dal governo, da menti alacrissime ottimamente diretto, i suoi traffici in breve parvero un uragano di lire sterline. - Preposto alla cassa era un giovane biondo e bello e di gentile aspetto, di anni tra i venticinque e i trenta. Spesso lo vidi circondato da masse enormi di ghinee, di luigi, di dobloni; e me lo finsi un ebbro che corre intorno all'orlo dell'abisso, sicchè talora mi venne fatto esclamare: - Dio di Giacobbe, abbilo in guardia!
      Chi lo traesse e come, io non saprei ben dirti, ma e' fu tratto alla bisca: giuocò danari, ma pochi; lo vinse il fastidio, ed andò via. Il pesce aveva bucato la rete.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





Maher Hasbaz Presidente Malta Giacobbe