Costui ritto, attaccato alla parete, non fiatava; il cuore per paura di tratto in tratto gli dava dentro un trabalzo, ma egli costringeva quel cuore ribelle a starsi quieto con mano di ferro.
Allo improvviso scoppia un tiro di pistola, e subito dopo prorompono diversi urli: un altro vetro della finestra del secondo piano vola in pezzi, di cui alcuni cadono addosso al Presidente.
E ci voleva tanto!
dilatando i polmoni con una lunga aspirazione di aria esclamò costui: "così aveva immaginato, e così va bene. La girandola ha preso tardi, ma ha preso. Adesso non mi rimane a fare più nulla, e posso andarmene a letto e dormire tranquillo."
E ridottosi a casa si coricò difatti, e dormì tranquillo.
La mattina appresso la dolente nuova si diffuse per la città: si fecero capannelli, corsero molte e diverse voci; le passioni come acqua turbata a poco a poco si acquietarono; la casa Waltom soccorsa opportunamente sì sostenne; nuovi e grossi guadagni ristorarono il danno, e la superficie fredda ed unita degli affari coperse di oblio cotesto avvenimento.
Guglielmo rimase spento sul tiro: essendosi sparato la pistola in fondo alla bocca, la palla andò in linea retta a percuotere il cranio sotto il cervelletto; trovato lo intoppo dell'osso, tornò indietro traversando diagonalmente la testa, e spingendosi avanti il cervello ruppe l'osso frontale con un foro tondo quanto uno scudo. Quinci usciva in compagnia del cervello; ma il cervello come più casalingo rimase in camera, e si adagiò per l'appunto sopra la lettera che Guglielmo aveva scritto alla madre; la palla poi di voglie viaggiatrici prese la finestra.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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Presidente Waltom Guglielmo
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