Levatemi davanti il prezzo del sangue! Guai a voi se lo accetto; io nol potrò tenere in mano non altramente che se fosse un tizzo acceso, e lo porterei al Magistrato, per impiccarmi poi come Giuda....
Dice davvero!
mormorarono i complici; e non se lo fecero ripetere la seconda volta. Si restrinsero insieme per considerare i provvedimenti da prendersi. La finta madre, siccome nelle donne vedemmo ordinariamente avvenire, le quali sono per debolezza crudeli, intendeva andare per la via più corta. Meglio avvisato, il Presidente osservava doversi dare tempo al tempo, anteporre le arti di Fabio a quelle di Marcello, imperciocchè la Giustizia, quantunque paresse addormentata, pure ella dormiva, a modo della lepre, con occhi aperti, e orecchie tese; quindi bisognava impedire ogni rumore. I complici se ne rimessero alla prudenza del Presidente, che invero era molta; e di più, dopo una lunga discussione, per cinquantamila lire fiorentine egli si accollò a suo rischio e pericolo l'aggiustamento di questa partita." -
Zabulone tacque. - Smanioso io gli domandai:
Ma la Provvidenza consentì che andassero impuniti gli scellerati!
No, figlio mio: ma se taccio tu ti affanni nel dubbio; se parlo ti addolori nella certezza....
Parla, Zabulone; parla, dacchè il silenzio mi nuocerebbe adesso più della favella.
Ferro, laccio e veleno adoperò la vendetta arcana che vigila sul mondo, come altra volta il Tribunale della Santa Vema. Il biscazziere abbandonò la isola continuando le sue truffe pel mondo. Scoperto baro per singolare vicenda che ti narrerò un'altra volta, ai bagni di Homburgo nel tornare a casa gli dettero di un coltello in mezzo al cuore, e gli rubarono il danaro rubato.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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Magistrato Giuda Presidente Fabio Marcello Giustizia Presidente Provvidenza Zabulone Tribunale Santa Vema Homburgo
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