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      - L'anima di uno Scipione divisa basterebbe adesso a dieci generazioni di eroi: come Ercole fece alla gente dei pigmei con la spoglia del lione, Pompeo avrebbe potuto riporre nel cavo del suo scudo un intero popolo di oggi. Lo sguardo di un Romano e la spada di un Barbaro si strinsero una volta in duello di morte; - il ferro vinto cedeva. - Mario fugò il Cimbro con gli occhi(37)!
     
     
      V.
     
      A rompere le ire del superbo Antioco quali tolse compagni Popilio nel periglioso viaggio? La bacchetta proconsolare, e il genio di Roma. E il tiranno si trovò preso dentro il circolo di Popilio, non altramente che lo scorpione cinto da carboni infiammati: - ma il tiranno fremeva, e si umiliava, - mentre lo scorpione avrebbe saputo trafiggersi da forte.
     
     
      VI.
     
      Regi barbari e schiavi ingombravano le aule dei Senatori. - A guisa del mendico, che importuna il limitare del dovizioso, i dominatori dei popoli stendevano supplici la mano ai cittadini di Roma limosinando una corona. E il popolo di Roma nei giorni di tripudio gettava a cotesti suoi soggetti dominatori di popoli pugni di corone e di popoli, come gittava per vaghezza migliaia di Germani o di Galli alle fiere nei virili suoi giuochi.
     
     
      VII.
     
      Il giorno in cui Giove rende l'uomo schiavo, gli toglie mezzo il senno(38); Roma superò Giove, perchè valse a mutare in eroi anche gli schiavi. Spartaco col ferro delle catene si compose una spada, e ardì insorgere contro Roma, e morire di ferita nel petto. E Spartaco morendo levò gli occhi al cielo, e lo benedisse per la morte gloriosa.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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