- Nè Roma sapientissima fu tarda a imitare i giovevoli esempi; onde fra i suoi cittadini nacque un desiderio irresistibile di fama, una cupidigia immensa di laude, a costo pure di rimanere consunti dai baci infiammati della gloria, in quella guisa medesima che noi vediamo la farfalla innamorata della luce che la incenerisce, e udimmo di Semele arsa dal suo onnipotente amatore.
E bene incolse finalmente alla Grecia conservare coteste memorie, dacchè per esse non venne mai meno l'onta della viltà, il bisogno del riscatto, e la misericordia del mondo. E così Dio la protegga, come meritano la sua lunga sciagura, la grandezza antica, e l'onore reso agl'incliti trapassati. Il sangue di Maratona non imporpora ancora le guancie della Grecia, ma incomincia a farne battere il cuore; - non anche le cinge le tempia l'olivo cecropio, ma l'albero caro a Minerva è piantato; - la mano ardita e franca non anche tratta la lira dei suoi antichi poeti, ma già ne ha teso le corde, e meglio assai del tendere le corde ella apprestava argomento ad altissimo canto: - i suoi occhi già già scintillano come nel giorno in cui palpitante si sporgeva dai suoi promontori a contemplare la battaglia di Salamina. - Beata lei che non siede più nelle tenebre e nella ombra della morte! Il miracolo è operato. Salute, salute alla Grecia, nostra sorella maggiore negli affanni e nella gloria!
Nè certo il desiderio mi fa velo allo intelletto con propizi vaticinii, presagendo che ricovereranno la perduta grandezza, e recuperata manterranno, tutti quei popoli che per istituto pubblico della debita onoranza proseguiranno i loro gloriosi defunti.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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