Chi desolava è desolato! Il vincitore è vinto! L'arbitro degli altrui destini adesso supplica pel suo proprio destino! Gli rimane forse qualche speranza d'impero che valga a fargli sopportare cosiffatta vicenda, o teme soltanto la morte? - Morire da re, o vivere da schiavo. Ah! la tua scelta fu coraggiosamente codarda.
Colui che vecchio intese fendere la querce, non temeva che gli si potesse richiudere. Incatenato al tronco che si provò invano di rompere, - quando si vide solo - quali furono gli suoi sguardi dintorno? Te incolse una pari sventura nella superbia della tua forza, e un destino più tenebroso del suo ti percosse. Egli cadde preda delle belve della foresta; - tu se' condannato a divorarti da te stesso il cuore.
Il Romano, quando ebbe sfuocato il cuore rovente nel sangue di Roma, gittò via il pugnale, e ardì ridursi a casa nella sua salvatica grandezza. Egli osava partirsi per maggiore onta degli uomini che avevano sopportato il suo giogo e lo lasciavano incolume. L'ora della sua gloria fu quella in cui spontaneo abbandonò il potere.
Lo Spagnuolo, quando l'agonia del dominio ebbe perduto ogni splendido incanto per lui, cambiò le corone in rosarii, lo impero con la cella, e la sua follia vaneggiava innocente quando si convertì in solenne annoveratore di grani di rosario, e in sottile disputatore di credi; - pure beato lui, se non avesse conosciuto mai o le reliquie della superstizione, o le tirannidi del trono!
Tu poi - dalla mano repugnante ti era strappato il fulmine; - In poi troppo tardi lasciasti l'arduo comando, al quale ti teneva la tua debolezza attaccato.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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