il cor l'ingrassoPerchè dramma non v'entri d'intelletto.
Cagione di decadenza dicono le menti volte ai subiti guadagni, alle mercature, alle strade ferrate, alle macchine a vapore, allo speculare sopra il prestito pubblico, e simili altri mercimonii siffatti. Ma io, di grazia, domando: E i padri nostri non davano opera continua al commercio? Non erano gl'Italiani pressochè gli unici negozianti e banchieri dei tempi di mezzo? E a' giorni nostri, qual popolo mai può vantarsi più trafficante del britanno, e qual popolo moderno più di quello si onora di nobilissimi scrittori? Anzi Rogers, Roscoe, Lewis, Campbell furono mercanti o sono, e Scott, giudice di pace, si viveva in intima corrispondenza di poesia con Unfrido Davy, fisico sommo, preso quegli (cosa singolare a narrarsi) dalla passione di curare i boschi, questi di pescare i salmoni(56). E poi chi dice che nelle strade ferrate e nel vapore non occorre poesia? Considerate il futuro. La vicenda del mondo di nuovo e in nuovo modo si alterna. Il commercio asiatico, quasi smarrito pel Mediterraneo, vi torna con auspicii migliori. L'uomo percorre i mari e i deserti a pari della rondine. Alessandria, Tiro e Sidone resuscitano dalle antiche rovine, come forti ristorati dal sonno. Venezia con la sua cintura d'isole, simile a cigno circondato dalla piumata famiglia, torna a specchiarsi superba per le adriache lagune. La Provvidenza restituisce alla Italia e alla Grecia le corone che in parte volenti e in parte repugnanti deposero già tempo dalle auguste loro fronti.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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