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      - Io non sono davvero di quelli che pensano doversi annoverare la Critica fra le Muse; nonostante io la reverisco, e confesso che giova. Ma qual è la critica di cui intendo discorrere io? Di quella esercitata da uomini valorosi e prudenti, che il fiore dello intelletto adoperarono in comporre opere egregie. Questi che di sè porsero tanto buon saggio, e non altri, giunti in cotesta parte della vita, ove la mente desiderosa di riposarsi aborre dalla concitazione che nasce dal creare; questi, dico, possono dare opera al più facile lavoro di esaminare le creazioni altrui. La molta esperienza, l'animo pacato, la gloria conseguita, la coscienza delle fatiche sofferte e delle difficoltà superate, e poi l'onesto esitare dei propri giudizi, la convenienza, il decoro, e soprattutto il pudore, che mai non si scompagna dalla vera sapienza, come la stella mattutina precede sempre il pianeta della vita, e molte altre condizioni che troppo ci tornerebbe lungo discorrere, ci somministrano sicurissimo pegno che gli avvertimenti loro sarebbero mossi dal senso dell'onesto e del bello. E certo, per insegnare bellezza essi non andrebbero a far tesoro dei difetti del brutto, e ne farebbero mostra con intento maligno. voi, fabbricanti delle regole che conducono al bello, ditemi se quando un maestro di disegno intende insegnare il nudo ai suoi scolari, forse presenti loro un gobbo od uno sciancato? E voi, come volete conoscere il bello e additarlo altrui, se sembra che non abbiate sortito altro senso tranne quello del laido e del sozzo?


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





Critica Muse