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      Chi siete voi? Quali sono le opere vostre? Chi vi conosce? Chi vi conoscerà? Certo incresciosi siete, e molto, come un vento importuno che muove dal deserto, e passa via; ma chi ricorda il vento dell'anno, del mese, e del giorno passato? Declinate la faccia, svergognati, e rispettate gli uomini di cui gli errori formerebbero per voi la gloria più grande che mai vi sia lecito sperare! Avete voi più sapienza di tutto un popolo? Si contiene in voi la sapienza dei tempi? Operate, io vi dico, operate, e assumerete alcun poco di verecondia e di modestia. Ecco qua l'arco di Ulisse; provate a tenderlo con le vostre braccia paralitiche. Vi pare egli un bel che notare i difetti di una opera grande? Chi non conosce come ogni cosa ne abbia? Davvero vi aspetta la gloria di Colombo per questo! Se voi infiamma il sacro amore del bello, questo cercate, questo insegnate, o piuttosto pregate che dall'alto discenda in voi virtù che vi renda capaci a ricercarlo e a impararlo. Dove l'opera meriti oblio, a che tanta ira maligna? Pensate voi che il tempo non distruggerà cotesta povera opera con la falce, con la quale miete popoli e imperi, come l'erba del campo? E il tempo precipitò in Lete anche le ottime cose. Ond'è dunque tanta ira? Perchè, e come siffatta concitazione contro l'opera di un minuto che il vostro biasimo farà per avventura durarne due? Perchè uccidete un morto? E la vostra censura e l'opera censurata periranno in un medesimo punto, come Rita Cristina, quel mostro umano a due teste.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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