E dove poi la opera sia tale che abbia forza da collocarsi sopra le spalle del tempo, e costringerlo a portarla per qualche spazio di secolo, e a che monteranno le parole vostre? Allora voi, come è più probabile, vivrete la vita dello insetto, breve e noiosa, o durerete nome di scherno. Nel collegio dei magnanimi voi starete come Tersite nell'assemblea degli eroidi Omero, per latrare ed essere percossi. Io, comunque mi senta poco amorevole alla Mitologia, riporrei nonostante volentierissimo tra il coro delle Muse, accrescendone il numero, la Modestia piuttosto che la Critica, imperciocchè udii come Socrate, filosofo e scultore, velasse anche le Grazie; il quale esempio ho veduto ai giorni nostri imitato dal Finelli, e penso che abbia fatto bene. Le Grazie del Canova, balenanti nude nel riso di lor bellezza, io non dirò che mi paiano male femmine, ma certo neppur vergini e Dee, e piuttosto mi appariscono seguaci della Venere terrena che non della celeste. Il Baretti guastò molti, e molti continuerà a guastare, perocchè i traviati non considerino come i tempi del Baretti procedessero troppo diversi dai nostri; e forse quel suo scrivere acerbo, o tollerabile od efficace allora, suona adesso grossolano e brutale. Però egli era vecchio, dotto per lunghi studi, ed aveva già fatto bello acquisto di fama, onde qualche cosa gli si poteva concedere, e nonostante frustando lo stile altrui, troppo spesso egli adopera brutto limo di frasi e di parole non italiane, nè belle: egli biasima Dante, egli lacera Goldoni, e leva a cielo Metastasio; e i posteri non hanno approvato il suo giudizio: egli gitta in mucchio con gli scrittori di quisquilie Muratori e Maffei, venerati adesso come maestri solenni di erudizione e di storia: per la qual cosa veggano i discreti come sia agevole andare errati, e le opinioni loro propongano, come conviene, a modo di dubbio, e non per via di formule da disgradarne quelle delle Dodici Tavole.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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