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      Potesse in lui non tramontare la vita, come non tramonta l'anima! Uomo per eccellenza di intelletto, ma più per costanza di cuore, veramente grande. - E vive tra noi Giusti, di cui le labbra fanno sorridere il più sottile sorriso di Talia, e prorompere nella voce poderosa con la quale Nemesi spaventa i malvagi. Degli altri forza è che taccia; perocchè troppo sarebbe lungo l'argomento, e questo solo ci basti, che per ora almeno in lettere, scienze ed arti, possiamo reggere il paragone con qualunque altro popolo incivilito.
      Oltre però il naturale difetto, quello che a parere mio deve riuscire nocivo, massimamente alle condizioni della nostra letteratura, è la incertezza nella quale viviamo non solo intorno agli scopi, non solo intorno ai mezzi dell'arte, ma perfino intorno alla lingua.
      Alcuni che si chiamano puristi, hanno chiuso il vocabolario della lingua, come ai tempi del doge Pietro Gradenigo chiusero in Venezia il Gran Consiglio, e da nuove parole aborriscono non altramente che se viperino sangue si fossero. Altri, all'opposto, secondo il costume dei Romani, ospiti larghissimi di ogni maniera di Numi Stranieri nel Panteon, ai nuovi vocaboli spalancano gli usci. La lingua parlata troppo si dilunga dalla scritta, e la distanza diventa quotidianamente maggiore. Noi pendiamo sempre dubbi se la parola che stiamo per adoperare sia o non sia di buona lega, ed il pensiero aspetta fremendo che noi abbiamo esaminato prima se la veste con la quale anela prorompere sia veramente italiana.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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