E intanto, mentre apparecchiamo la vesta, il pensiero etereo per eccellenza si è dileguato, e troppo spesso ci avviene di vestire cadaveri. Ai tempi del Metastasio correva lamento che la nostra lingua eletta si riducesse a poche migliaia di vocaboli: adesso invece di ampliarla, taluni scrittori l'hanno maggiormente ristretta. Da una parte la lingua parlata diversa dalla scritta, per cui è forza che noi ci traduciamo; dall'altra il giro breve delle parole dentro le quali si svolge il pensiero, rendono la condizione dello scrittore presso a poco simile a quella di Antioco preso nel circolo di Popilio.
E discrepanze non meno gravi ci turbano intorno ai mezzi dell'arte. Una volta procedevano più procellose, oggidì si presentano più temperate, e non pertanto funestissime sempre. Io non vorrei profferire nemmeno i nomi di Classici e di Romantici, dacchè per se stessi non significhino nulla, e l'accettazione data ai medesimi, noi la trovammo spesso incompleta, confusa e di mala fede, a seconda delle passioni dei faziosi; - ma insomma quelli che reputavano bella unicamente la forma adoperata dai Greci e dai Latini, conobbero alla fine che essi rinnuovano il caso di Merlino il savio. Mago, di cui lo spirito vivo era stato confinato dentro a un sepolcro, egregio invero per materia e per lavoro, - ma tuttavia sepolcro. Per via di una quistione frivola, uomini generosi si trovarono avviluppati con quanto d'immobile o di retrogrado immaginarono i nemici di Dio e della umanità; si vergognarono, e a farli risensare contribuirono potentemente i grandi ingegni moderni.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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