Nè questo avviene già per astio, per doppiezza di animo o per bassa voglia, ma sì per l'amore che l'uomo porta alle antiche abitudini, comunque sieno triste e gravose: imperciocchè la nostra natura ci persuada ad affezionarci alle cose in proporzione dei travagli, delle cure e dei dolori che ci costano; onde ben a proposito Byron ci racconta che il prigioniero di Chillon abbandonava il suo carcere con un sospiro...
Ma via, lasciamo i mezzi dell'arte; gli uomini alla fine intenderanno come diverse strade menino a Corinto, e come il bello non siasi esaurito nelle forme greca e latina, e come tutto in cotesta forma non sia bello; quello che grandemente importa si è, che anche intorno agli scopi dell'arte dura penosa discordia. Questa ricerca, più che non si crede, va congiunta con quella della forma; ed io considerandola separata esporrò come alcuni ammantarono la Musa di paludamento sacerdotale, sopra le palpebre le posero lacrime perenni, e su le labbra sospiri, nelle mani un turibolo, e la educarono a salmodiare, e la costrinsero a starsi genuflessa davanti una bara... Povera Musa! Ella sì gioconda e sì cara, assuefatta a increspare in compagnia di Zeffiro la superficie limpidissima dei laghi; ella che trascorreva sopra le rose senza piegarne le cime; ella che sfolgorava seduta sopra un raggio di sole; ella che amava tanto immergersi nel chiarore della luna... - ella col capo piegato su l'omero, le mani incrociate, mormora il De profundis, e dice: "Pazienza, pazienza: Dio diede, Dio tolse: sia fatta la volontà del Signore.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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