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      La mano romana non irrigidiva nella Scizia per gelo, nè per calore si prostrava nell'Affrica. A noi una frazione dell'antica Numidia arde i guanti, e scotta le mani; poniamola giù via, lasciamo andare una provincia che Cesare avrebbe donato maggiore a qualche suo famigliare! Ma che dico io maggiore? Cesare si offriva pronto a donare a M. Ofrio raccomandato di Cicerone tutto quel paese che oggi si nomina Francia, protestando, che se altri amici aveva a raccomandargli, a lui non sarebbero venuti meno i regni da elargire(75). I Romani, quasi in sollievo dei brevi ozi, gittano ponti sopra il Danubio, che tuttora rimangono; tra il Clyde e la Twede fabbricano muraglie in Brettagna, nelle sabbie infocate dell'Affrica costruiscono strade, per le quali noi pure oggi passiamo, intorno alle quali noi spenderemo dieci anni a rassettarle, per vederle tornate guaste tra cinque. I giuochi stessi di cui occupiamo l'efemeridi nostre, le splendidezze e le magnificenze sono trastulli da infanti a paragone delle romane. Un giullare americano ci empie di maraviglia scherzando co' lioni, e Marc'Antonio percorreva Roma sopra un carro tirato da questi medesimi animali, Eliogabalo da tigri. - Lucio Metello 142 elefanti, M. Scauro 150 tigri, Silla 100 lioni, Pompeo 410 tigri, 500 lioni, elefanti, ed altre assai belve, Augusto 36 coccodrilli, Tito nella dedicazione del Colosseo 500, o, come Dione Cassio assicura, 9000 fiere gittavano a straziarsi nei circhi per diletto del popolo. Cesare lastricò il gran circo di argento, Eliogabalo lo sparse di polvere di oro.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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