I più hanno forza su i meno, - e questa forza sarà ultima ratio rerum, finchè non la sotterrino coll'ultimo dei viventi. Gli dieno pertanto la caccia, e lo distruggano, ma non lo insultino: - non fu già per lui grave insulto la vita? Non gli pongano memoria, perchè desiderava la fossa, come lo esiliato la patria, ma non esecrino il luogo dove posa la testa. Rammentati, o uomo, che non conviene alla terra maledire la terra! - Chi poi, per natura inchinato a melanconia, desidera le dolenti sensazioni, si faccia lungo la riva nell'ora che volge il desìo ai naviganti, e vedrà il sole spoglio della superbia dei raggi accostarsi al mare come un grande oppressore alla morte. Se però circoscritto è il corso del sole, tutte le vite mortali lo compongono. Chi è che lo vide nascere? Qual è colui che potrà vantarsi di vederlo morire? Cade nel mare come finse la favola che Anteo cadesse sopra la terra; quivi deriva il vigore per apparire alla dimane glorioso di potenza e di luce. A noi una volta caduti insulta il verme comune: ognuno di noi porta la sentenza di morte su la fronte, il carnefice nel seno. Scoperchiate le fosse, e guardiamo cosa rimanga di coloro che piansero e fecero piangere. - La morte non ha ministri, nè consiglieri, nè governatori di Provincie: indistinti le offriamo tutti un trono di putrefazione. Forse il cervello di colui che lasciava altissima fama tra i suoi confratelli di polvere non seppe nudrire che un tossico amaro, mentre il cervello di chi visse e moriva negletto, alimentò la rosa che si mostra sopra i capelli della vergine, - quasi in satira di sua fugace bellezza.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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Anteo Provincie
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