Qui rinvenni conforto allo stanco pensiero, qui meditai su le colpe della schiatta che parla. - Or donde avviene che non vedete più il vostro quotidiano visitatore? Saremmo noi forse mutati? - No, siamo gli stessi; ma io seppi sagrificare un piacere per odiare meno i miei simili.
Correva nelle mie patrie campagne antico un costume, che le fanciulline del vicinato accompagnassero alla fossa i pargoletti defunti, i quali noi chiamiamo angioli; e finchè durava nella sua primitiva purezza io non so quale altro instituto al mondo si sarebbe potuto immaginare più commovente o più tenero. Vedevi coteste bambinelle vestite di una veste bianca, immagine della loro innocenza, procedere pensose su l'ente arcano e terribile che non può essere veduto, ma deve essere sofferto, che non ha forma, ma deve sformare tutte le creature della terra(87), e portare chi la bara, chi i lembi del tappeto rosso: sorreggeva questa l'origliere su cui il morto capo si riposava, stringeva quella il crocifisso di argento, e sovente lo baciava; altre finalmente con le fanciullesche lingue tentavano ripetere le preci del sacerdote, e non vi riuscivano, e in chiunque le udiva muovevano il riso, - se non che con tanta compunzione pregavano, con tanto proposito di fare opera meritoria, che in fondo a quel riso sgorgavano le lacrime, e ti sentivi suscitare in mente un desiderio immenso di baciarle(88) tutte, di farle tutte felici. I padri più facoltosi ponevano(89) alla memoria di que' cari una tavoletta di marmo; ed io ne osservai una nel Camposanto di Santo Iacopo che rappresenta in basso rilievo una mano che, scarna, armata di falce, sbuca da un mucchio di scogli e sta per recidere una rosa.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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Camposanto Santo Iacopo
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