Non per ciò si rimanevano punto; chè anzi di lì a poco rompendo in lite manifesta, si gittavano sul petto del trapassato, e strappandone il mazzo dei fiori se lo toglievano poi con iscambievoli percosse inferocite di mano. Il sacerdote mutò di sembiante, e stette come avvilito da così profonda infamia: - io mi fuggii maledicendo.
Nè mai per tempo mi verrà meno la memoria di quel grido che mi lacerò l'anima in simile occasione; - volsi la testa, e vidi una vecchia zoppicando affrettarsi dalla estremità del campo, e far cenno con la mano che sospendessero di comporre il corpo nella sepoltura: - mezza la testa lo copriva uno straccio di seta nera, e quindi scaturivano certi capelli irti da accomodarne una Furia: aveva la fisonomia truce, lo sguardo lustro e maligno. Giunse affannosa, si precipitò sul cadavere, e con una furia di rabbia si dette a tagliargli la veste, gli sfiorò anche le carni, ed io ne vidi gocciare alcune stille di morto sangue. - Domandava alla donna che mi stava vicina: - "A che quell'atto?" Mi rispondeva senza punto turbarsi: "Eh! non è nulla, signore; Io fa perchè il becchino non gli rubi il camice..." - Dio eterno!!!
In questo Camposanto riposa Antonio Benci, scrittore forbitissimo della patria favella. Nacque in Livorno, e per quanto gli concesse(90) lo ingegno, che sortì pronto e vivace, onorò la patria sua con opere assai fregiate. Il Benci avrebbe provveduto molto meglio alla sua fama, se invece di ostinarsi dietro alla composizione di commedie e di romanzi ed altre cosiffatte opere d'immaginativa, per le quali mi parve sempre poco per natura disposto, avesse atteso a dettare scritti di morale, di storia e di critica, in cui fu reputato eccellente.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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