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      Il Benci per certe sue fantasie si allontanava dal mondo, e il mondo, siccome avviene, lo dimenticava; allora i professori di amore del prossimo, considerando che nell'onorario avrebbero rimesso le spese delle lacrime e del moccolo, non se ne dettero per intesi, e lo lasciarono cadere nel regno delle ombre senza sonetti, e senza necrologie co' Genii in fondo, i quali con una mano tengono la face rivolta a terra, e con l'altra facendosi velo agli occhi figurano piangere un pianto uguale a quello di coloro che ne ordinarono la stampa. Ma via, meglio così; imperciocchè mi paia meno tristo andare sconsolato di pianto, che sentirsi schernito col pianto bugiardo. - Egli scomparve quieto e indistinto, come una gocciola di pioggia nel mare. - Povero Benci!
      Difficilmente io per me penso che sia dato all'uomo morire in modo più tranquillo, ed anche più lieto, di quello col quale moriva il Benci; e questa sua pacatezza in parte mosse da costanza; ma in parte ancora (e mi è pur forza dirlo) da una cotale condizione del suo spirito che lo conduceva, io non saprei ben dire, se a raziocinare con rigore di logica sopra principii falsi, o a raziocinare stortamente con principii veri; - non sempre però, nè spesso, ma, per sua disgrazia, nei casi più solenni della vita.
      Pochi giorni (credo due) prima ch'ei ci lasciasse, io andai a visitarlo. I medici lo avevano fatto spacciato, ed anche a me pareva che per questa volta avessero dello bene pur troppo, imperciocchè al male consueto di per se letalissimo, erasi aggiunto non so quale ascesso di umori nel capo.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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