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      Nè sarà alcuno il quale prenda ammirazione onde tante e così gran somme di danaro si cavassero, solo che sappia che oltre l'Arte della Seta, secondo membro di Firenze, ed oltre le altre industrie, l'Arte della Lana sola, lavora ogni anno da 20 a 23,000 pezze di panni, come si può vedere a' libri dell'Arte dove dette pezze si marchiano giornalmente tutte quante." -
      Esposta adesso sommariamente la storia del lanificio in Firenze, ci si presentano due quesiti da sciogliere: 1° Per quali cause cessasse in Toscana; - 2° Se si potesse, e come, ridurlo in parte alla primiera prosperità.
      Agevole cosa è rispondere al primo. Fidenti troppo i Fiorentini nel mistero della propria manifattura, trascurarono i mezzi di raccogliere in patria la materia greggia. Svelato il segreto, per le leggi di Elisabetta proibito cavar lane dall'Inghilterra, ebbe il lanificio in Toscana terribile scossa; cadde poi in completa rovina, quando gli Spagnuoli e gli Olandesi, rifiutando le lane allo straniero, giunsero a saperle lavorare perfettamente quanto altri.
      Riguardo al secondo quesito, affermiamo potersi ravvivare con l'introduzione del Merino nelle nostre campagne.
      Il Merino, ovis hispanica, ha comune la patria col Merino inglese: ambidue sono figli dell'Affrica. Non sia grave al lettore leggerne la descrizione che fa di questo animale l'Arici nella sua Pastorizia:
     
      Guarda che un misto di selvaggio ancoraDell'inospite suolo, onde a noi venne,
      Ti palesa Merin! se non che il graveContegnoso andamento, e l'alterezza,


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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