Pagina (274/469)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Io ammiro grandemente gl'Inglesi, e nessuno si trova meglio di me disposto a onorarli; ma quando m'imbatto in qualcheduno di quel popolo sparvierato contemplare il mio bel sole, temo sempre che mulini il modo di portarselo a Londra per rimandarmelo a comprare convertito in candele.
      La Inghilterra non ha tolto del tutto il dazio alle sostanze alimentarie, quantunque la necessità le stringa la gola con mano di acciaio. Tra due anni cesserà per queste ogni dazio, e a parere mio saviamente, perchè durante questo termine potrà, chi ha senno, mettere a coltura tutte le sue terre, e bilanciare con la copia del prodotto la perdita sul prezzo; non ha tolto i dazi sopra gli olii, molto meno sopra i vini(102), e meno ancora sopra le sete lavorate: intanto si affatica indefessa intorno questa industria, e già, se le statistiche non ingannano, v'impiegano meglio di 40 mila persone. Insomma io porto opinione che la libertà di commercio, come di tutte le teorie buone astrattamente, desideri opportuna e discreta applicazione. Quando dentro al mio paese, mercè savi ordinamenti, i generi greggi che produce riceveranno l'accessione della industria da non temere concorrenza straniera, sta bene che se ne faccia libero cambio con i prodotti manufatturati degli altri paesi, ma prima mi sembra poco savio partito. Io non pretendo ricavare dalla Inghilterra cotoni sodi per rimandarli ai suoi mercati manufatti, ma neppure ella ha da prendere le mie sete gregge per farmele ricomprare lavorate: di grandissimo cuore io approvo questa società di commercio libero, ma perchè la società non riesca a taluno dei Soci leonina, è forza che ognuno depositi la messa proporzionatamente uguale di capitale.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





Inglesi Londra Inghilterra Inghilterra Soci