In Dante l'odio soverchia troppo l'amore, e Geri del Bello minaccia sdegnoso il divino poeta, perchè tarda la vendetta della sua strage. In Dante l'ira rugge, la benevolenza argomenta; - il suo fiele corrode, la benignità ragiona. - I pittori ai tempi di Giotto si esercitavano poco nell'ornamento degli edifizi privati; se togli i palazzi degli Estensi e degli Scaligeri, o qualche altra rara eccezione, questo egregio artista adoperò l'arte sua principalmente per chiese e per cappelle. Così in certo modo imposero il giogo a Giotto, ed egli lo portò a guisa di corona, siccome agl'ingegni rari suole sempre avvenire. Compenetrandosi del concetto religioso, egli ricevuto dall'alto lo spirito del disegno, come gli Apostoli nel giorno della Pentecoste quello delle lingue, imprende mediante l'organo della vista a rendere miti i cuori.
Argomento sopra ogni altro potentissimo a conseguire un tanto scopo, appariva la donna, - anello tra il cielo e la terra nelle società vergini, - anello tra la terra e l'inferno nelle società corrotte. L'uomo percuoteva la femmina col cupido sguardo della fiera: era mestieri nobilitare lo spirito con la forma, fare la bellezza divina, e persuadere la devozione con le sembianze della Donna. Altissima materia all'arduo scopo la Madre di Cristo; e l'arte in Giotto corrispose al pensiero: cessarono i rigidi contorni e i truci sguardi; non più squallidi volti, non più tristi sembianze, e pallori sinistri: ecco dalla faccia traluce un affetto dolcissimo, l'iride piove sopra coteste tele copia di colori giocondi, e non pertanto modesti; l'anima palpita sotto la impressione della pittura.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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