Ma se per tutto quello appartiene allo stile poco andò lungi dalla perfezione, per ciò poi che riguarda la immaginativa io non vedo di quanto avanzasse l'arte, o almeno io non vedo che l'arte da Giotto a Masaccio progredisse in proporzione dello stupendo incominciamento ch'ebbe dal primo. Io non so chi si fosse il poeta che compose in sua lode i bei versi:
Pinsi, e la mia pittura al ver fu pari:
L'atteggiai, l'avvivai, le diedi moto,
Le diedi affetto: insegni il Buonarroto
A tutti gli altri, e da me solo impari.
Masaccio non era uomo da insegnare al Buonarroti. Questi sortì dai cieli un'anima ardua, un salvatico ingegno, che da nessuno impara, che si nudrisce,anzi pure divora se stesso; ed egli ce lo rivelò con quel suo detto:
Io vo per vie men frequentate, e solo.
Nella mia mente Michelangiolo si confonde con Tacito. - Quando popoli grandi arrivano all'agonia della loro civiltà, noi troviamo come la Natura crei qualche gigante di severo intelletto, destinato a rotolare sopra il suo sepolcro il coperchio di granito. Tacito scrive i funerali della nazionalità romana, Michelangiolo scolpisce e dipinge i funerali della nazionalità italiana; e gli Annali del primo spaventano come il Giudizio Universale del secondo. -
Ma per tornare a Masaccio, a me sembra trovare nei suoi tempi la ragione per cui l'arte non potesse ampliarsi gran tratto, però che nulla avvenga quaggiù senza causa convenevole; e se talora rimane troppo occulta, e si sottrae alle investigazioni umane, male negheremmo che una causa sia.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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