- Quante volte deve egli avere teso le orecchie per sentire se Dio lo chiamasse alla sua pace, nella stessa guisa che il prigioniero attende la voce del custode che lo restituisce alla libertà!
San Giovanni meno degli altri si mostra rassegnato: egli leva la faccia al cielo e par che dica: - Nei tesori della tua misericordia, perchè non trovasti modo, o Signore, di risparmiare questo sagrificio di sangue? - Se mai dall'affetto ardente dello animoso discepolo volò cotesto rimprovero contro la Provvidenza, avvenne di quello come della bestemmia dello zio Tobia: - l'angiolo dell'accusa, nel registrarlo sopra i suoi libri, lasciò cadere una lagrima, e ve lo cancellò per sempre. -
Cristo anche nella morte è divino: da quel suo volto spira a modo di eco soavissimo l'amore che il mosse a supplicare perdono ai suoi medesimi uccisori. Non orma di angoscia, non vestigio di sensazione dolorosa; quanto aveva di umano, con la sua natura di uomo, passò. Ora il pensiero che per lui andò placata la giustizia eterna, lasciava diffusa per le celesti sembianze l'altera contentezza del più grande benefizio che Uomo o Dio potessero largire. - Egli dorme come un eroe nei sogni del suo trionfo.
Ma sopra ogni altra cosa, venite e considerate, come si merita, l'atteggiamento e la sembianza della Madre di Cristo. Non linea, non fibra, non tocco di quel volto senza dolore; però non disperato come di persona che gittati gli argini della pazienza prorompa, o impietrito come di persona per troppa angoscia diventata stupida, e quinci emana un senso di solennità religiosa, uguale a quello che usciva da Gerusalemme desolata a commuovere i precordii di Geremia profeta.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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