La zia e la nepote, che vennero dopo di lui, si trovarono lontane dal suo seggio, e apparvero dubbiose qual dei due dovessero scegliere; se non che un moto leggiero del braccio della Dianora manifestò ad Ippolito il suo interno pensiero di farglisi appresso. - E gli era riserbata un'altra gioia. La vecchia madonna nel seguitare l'ufficio divino, voltasi alla nepote, le domandava perchè non cantasse secondo il solito. Dianora declinò il capo, e dopo un minuto o due fu dato ad Ippolito ascoltare la più soave voce che fosse al mondo, - sommessa invero - e più che ad altro somiglievole ad un leggiere susurro, - non pertanto da lui profondamente ascoltata. Gli parve abbrividire, ed ella pure abbrividì. Gli commosse lo spirito, siccome il suono dell'organo gli commoveva le facoltà del corpo. - Nè questo segno di compiacenza si rinnovò più mai. Non più le donne gli vennero vicine, quantunque mettesse ogni cura in occupare maggior posto che poteva, e poi si restringesse, facendo largo quando apparivano. Malgrado questo, derivava altissima gioia dal segreto pensiero, nè mosse querela finchè vide Dianora intenta a sogguardare la parte in che egli stava: quindi è nostro dovere avvertire che sebbene fossero i meglio devoti della Congregazione, non erano poi sempre i più attenti; imperciocchè cominciassero dal fissare i luoghi discosti dall'oggetto desiato, e quindi adoprando l'obliqua potenza dell'occhio a mano a mano si accostavano, e alla sfuggita si ricambiavano uno sguardo. Ma Dianora da qualche tempo cessava anche questo, e quantunque Ippolito più fermamente la contemplasse, e vedesse come più pallide le diventassero le guancie, cominciava a pensare che ciò non avvenisse per lui.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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