- Nondimeno affermo la violenza essere atto della propria volontà, e speciale ai due estremi delle umane condizioni: - ai potenti di cui le passioni furono soddisfatte, - e ai poveri di cui le passioni furono mal dirette. - La vera energia si manifesta non con la violenza, bensì con la forza e colla intensità. La intensità di sua natura discerne, nè rimane vinta dalla moderazione, là dove di moderazione fa mestieri. Inoltre, al tempo del quale parliamo si osserva in alcuni una esquisita finezza nelle materie di amore, ed in altri brutalità ed oltraggio. Le umane potenze ebbero in quel periodo supremo esercizio nel bene e nel male; e se da un lato troviamo terribile spettacolo di cupidigia, di tirannide e di vendetta, dall'altro occorre una filosofia, una quasi divinità per abbellire l'amore, ed emulare con le arguzie di Platone per farlo cosa celeste.
La donna. Io mi confesso pienamente convinta; però continuiamo.
Lo scrittore. Assai mi piace quel continuiamo, signora; immaginiamoci essere i due amanti in compagnia; - certo assai ci assomigliamo a Don Cleofas e al suo piacevole amico il Diavolo Zoppo. - Io, il diavolo senza altro, ella il giovane scolare - scolare femmina, - Donna Cleofasia che studia il cuore umano.
La donna. Sì, bene, come a lei piace; ma procediamo.
Lo scrittore. Se la sua inchiesta mi riesce gradita, lo vedrà coll'effetto; però vado oltre. -
Noi lasciammo i nostri amanti, o signora, nella camera di madonna Veronica, di cui l'uno guardava per la finestra, e l'altro si rimaneva a lieve distanza; e così stettero per tutto quel tempo nel quale abbiamo favellato.
| |
Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
|
|
Platone Don Cleofas Diavolo Zoppo Cleofasia Veronica
|