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      Dopo brevi momenti sentì accostarsi persona, e poco dopo un cozzare di spade, e un fuggir via con velocissimi passi. Ridivenuto il luogo silenzioso, Ippolito dette il segno, e gli fu risposto: fissa la scala, e mentre sta per salire si rimane atterrito da un piccolissimo sembiante, che pare che gli sorrida traverso un raggio; - ma rammentando come poc'anzi si era invano ingegnato a torre via la lampada che ardeva davanti una Madonna quivi vicina, ebbe a maravigliarsi della strana condizione dei suoi nervi. Si fece divotamente il segno della Santa Croce, offerse una preghiera pel buono esito del suo vero amore, e cominciò a salire la scala. Appunto quando la sua mano toccava la finestra, inteso un rumore di passi; - guarda giù pel vicolo, e scorge due figure ristrette in un canto: - egli s'immaginava che potessero essere l'ubbriaco e il suo compagno di ritorno, ma il profondo silenzio loro lo dissuase. Alfine uno di quelli a voce alta favellò: "Non m'ingannava quando vidi l'ombra di un uomo con la mia lanterna, ed ora mi accorgo che non per nulla siamo tornati in dietro; dove mai si sia ficcato costui?" - Ippolito scese rapidissimo, procurando nascondersi il volto col cappuccio, e disposto a fuggire per forza d'arme, se non che la fortuna gli attraversava il disegno, e lo fece incespicare nelle corde, e cadere. Gli stranieri venutigli addosso, lo arrestarono. L'amoroso pensiero, che sopra ogni altra cosa del mondo tiene cara la fama della donna amata, celere come il baleno suggeriva ad Ippolito un consiglio: "So


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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