IX.
Egli poi non era uomo d'indugi. - Nella sala del consiglio il capo dell'antico dominio d'Este si pone sul trono del suo giudizio; - gli fanno corona i nobili, e le guardie: - dinanzi gli sta la coppia scellerata, - la donna così altamente bella! - col pendaglio, senza spada, con le mani incatenate.... (O Dio! in questo modo un figlio dee comparire al cospetto del padre!) - ma pur troppo così Ugo ò costretto ad incontrare la faccia del padre, ed ascoltare la sentenza della sua ira, e la novella della sua sventura: nè per ciò sembra vinto, quantunque la sua voce sia muta.
X.
Ma pallida, tranquilla, silenziosa, Parisina aspetta la sua sentenza. - Come diverso nell'ultimo convegno in quella sala lucente spaziava il suo occhio, mentre i nobili uomini andavano alteri di accompagnarla, mentre la bellezza attendeva a imitare la gentile sua voce, il suo amabile portamento, e in quelle forme, in quello incesso raffigurava le grazie della donna dei suoi pensieri. - Allora se il suo occhio avesse pianto nel dolore, mille guerrieri sarieno accorsi, mille spade nude avrieno brillato, per farsi propria la contesa di lei. - Adesso quale ella è? - Quali essi sono? - Potrebbe ella comandare; e cotesti obbedire? - Taciturni, impassibili, con gli sguardi dimessi, con fronte accigliata, le braccia conserte, gelidi nel sembiante, con labbra che perdonano appena la parola del vituperio, e cavalieri e donne, tutta la corte, lesta dintorno. - E l'uomo scelto dal cuore, di cui la lancia avrebbe ferito all'accennare del suo sguardo, - e l'uomo, che dove per un momento avesse avuto libere le braccia, o la salverebbe, o morrebbe, - il drudo della sposa di suo padre, - egli pure è incatenato al suo fianco, egli non può vedere quegli che piangevano, più che per la propria, per la disperazione di lui.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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Este O Dio Ugo Parisina
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