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      - Queste palpebre, su le quali errando una vena violetta vi lasciava una traccia leggiera, lucide per politissima bianchezza che invitò sempre a soavissimi baci, ora ardenti e livide di rossore par che premano, non adombrino, le sottoposte pupille le quali muovono lentamente, e lagrima su lagrima vi si accoglie dentro.
     
     
      XI.
     
      Ed egli pure avrebbe pianto per lei, dove non fossero stati gli occhi degli spettatori, che guardavano sopra di lui il suo dolore - ond'ei se pur lo sentiva, si frenava. Torva e superba solleva la fronte, quantunque la sua anima fosse compunta di dolore: - non vuole avvilirsi al cospetto dei circostanti, e non la guarda. Rimembranze dell'ore che furono, - il suo misfatto, - il suo amore, - il suo stato presente, - la paterna ira, - l'abbominio di ogni onesto, - il suo terreno, e celeste destino: - ed ella! - oh! ella.... E non osa mandare uno sguardo su quella fronte di morte; - altrimenti il suo cuore pieno avrebbe manifestato tutto il rimorso della rovina fatta.
     
     
      XII.
     
      Ed Azo parlò: - "Io mi gloriai di una moglie, e di un figlio; - il sogno si dileguava stamane! - Prima che declini il giorno, io non avrò figlio, nè moglie: - la mia vita è condannata a languire sola: - bene, - sia. - Nessuno dei viventi vorrebbe fare diversamente da quello che io mi faccio. - Ogni vincolo è rotto.... ma non per me! - si tronchi ogni vincolo. Ugo, un sacerdote ti aspetta, - poi la ricompensa del tuo delitto. Prima che le stelle stasera s'incontrino, fa di avere supplicato il cielo: - tenta di trovare perdono lassù: la sua misericordia può scioglierti; - ma qui su la terra non v'è luogo ove tu ed io possiamo respirare un'ora sola.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





Azo