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      Quel sole sublime gli riluce sul capo mentr'egli sta curvo a udire, e intanto gli cadono scomposte sul collo ignudo le anella dei suoi capelli castagni; ma sempre più lucido era il suo raggio sopra la scure che presso lui scintillava di chiara e terribile luce. - Oh! come l'ora della partenza si appressava amara! Anche il feroce stava freddo di paura: - era nefando il delitto, giusta la legge; - pure, quando si guardavano, fremevano.
     
     
      XVII.
     
      Le ultime preghiere del figlio fallace, dell'amante ardimentoso, terminarono! I suoi peccati furono tutti confessati; la sua ora pervenne allo estremo minuto. - E primamente gli tolgono il mantello, poi gli recidono i lucidi e bruni capelli: - già sono recisi. La veste che lo adornava, il balteo che gli donò Parisina, non devono accompagnarlo nella fossa. - Si ponga tutto in disparte, gli copra gli occhi una benda. - No, quest'ultimo oltraggio non si accosterà mai a quegli occhi superbi. I sentimenti, in apparenza sommessi, tornarono quasi a prorompere nell'ira rabbiosa, quando il carnefice si apprestò a bendargli gli occhi, come se non osassero contemplare la morte. - "No, - tuo è il mio alito, - il mio condannato sangue tuo, - queste mani sono incatenate; ma lasciami morire almeno con liberi sguardi: - ferisci..." E mentre diceva la parola, declinò la testa sul ceppo. - Ugo favellava questo ultimo accento - ferisci, - il colpo scintillante discese, - rotolò la testa, - e sgorgante cadde nella polvere tristo troncone, di cui ogni vena erasi allentata in pioggia sanguinosa.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





Parisina