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      - I suoi occhi, i suoi labbri tremarono convulsi; - poi si quietarono per sempre. - Egli morì come l'uomo pellegrino dovrebbe morire, senza orgoglio; si inchinò umilmente e pregò, - e non respinse il soccorso sacerdotale, nè disperò di tutta speranza nel cielo, mentre inginocchiato davanti il Priore il suo spirito era sciolto da ogni affetto terreno. - Il suo rabbioso padre, la donna innamorata, che furono essi per lui mai in ora siffatta? - Non più rimprovero, non più disperazione: nessun pensiero fuorchè del cielo, nessuna parola fuorchè di preghiera; - e le poche ch'ei disse, quando incontrò il colpo del carnefice, furono di morire con occhi aperti, e il solo addio ai circostanti.
     
     
      XVIII.
     
      Immoto, come i labbri che chiuse la morte, il petto di ogni spettatore riteneva l'alito; ma pure un freddo ed elettrico raccapriccio trascorse di uomo in uomo mentre il colpo mortale cadde su quello di cui così terminavano la vita e l'amore, e sorse appena inteso un sospiro che tornò tosto a gravitare sul cuore. - Quivi, dacchè il colpo percosse sul mezzo del ceppo, non s'intese rumore di sorte, se togli uno solo..... Qual cosa rompe l'aere silenzioso così forsennatamente squillante, così terribilmente selvaggio? Quale di madre sul figlio colto da morte improvvisa, vanno quegli stridi al firmamento che si partono da un'anima travagliata in interminabile angoscia. L'orrida voce spinta fuori dalle gelosie del palagio di Azo ascende al cielo, ed ogni occhio si rivolge costà; - ma il suono e la vista sono scomparse!


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





Priore Azo