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      E sono io,
      - esclamava - "sono io tanto straniera in una casa da ignorare quale ospite vi alberghi? - Ah così rinchiusa mi forzano a vivere nella solinga mia cella! Ed ora la vergogna mi assale tutta..... Riposa sul tuo letto, o straniero, e perdona se inconsapevole del tuo arrivo venni a turbare i tuoi sonni. - Io torno veloce allo asilo donde partiva."
      Oh! rimanti, bella fanciulla,
      rispose il giovane balzando dalle piume; - "vedi, qui stanno i doni di Cerere e di Bacco; e tu, fanciulla leggiadra, mi porti amore. - Perchè sei pallida di spavento? - Ti conforta, o desiata; - vieni, e vediamo come lieti ci si mostrino gli Dei."
      Scostati, giovanetto, e non osare toccarmi; - io più non appartengo alla gioia. - Ahimè! tutto perdei per la stolta superstizione della ottima madre mia quando una infermità la travagliava: - sconsigliata giurava che risanando avrebbe offerto al cielo la mia giovanezza!
      La turba gioiosa dogli antichi Numi ha derelitta questa casa. Ora vi regna il silenzio dei sepolcri!.... Ora non più si sagrificano tori od agnelli, ma si domanda il sagrificio di vittime umane....."
      Ansioso la ricerca il giovanetto, ed attento l'ascolta, e libra ogni parola, di cui nessuna gli sfugge dalla mente, ed alla fine prorompe: "Egli è possibile mai che in questo luogo consacrato dal silenzio e dalla solitudine io abbia dinanzi la mia cara fidanzata? Sii mia dunque, eternamente mia; chè la promessa dei nostri padri già impetrava dal cielo la benedizione."
      Anima bella,
      gli rispose la fanciulla amorosa, "tu non puoi conseguirmi: la mia minore sorella ti è destinala.


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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