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      OMERO.
     
      Omero ebbe nome Melesigenete, però che nacque sopra le sponde del fiume Melete. Perduta la vista a Colofone, deliberò ripararsi a Cyma: povero e cieco offerse ai cittadini prendere stanza in cotesta città e farla co' suoi versi immortale, dov'essi consentissero a nudrirlo co' danari del pubblico. Presentatosi al Senato, esponeva l'offerta e le condizioni. La più parte dei senatori si mostrava inchinevole ad accettare; uno solo si oppose, tra le altre cose dicendo, che ove avessero tolto a nudrire gli Omeri, ben tosto rimarrebbe esausto lo erario per la incomportabile gravezza. Di qui venne a Melesigenete il nome di Omero, perchè i Cymiani, nel vernacolo loro, chiamano i ciechi Omeri; e i foranei, specialmente, di ora in avanti presero a indicare il Poeta con nome siffatto. L'Arconte concluse non doversi nudrire l'Omero; i senatori prima bene disposti mutarono consiglio, e vinse il partito di lasciare il divino Poeta derelitto e cieco in balía dell'avversa fortuna! Quando gli fecero palese la deliberazione, Omero proruppe nei seguenti versi, però che le sue passioni e i suoi pensieri, come limpida fonte che sgorga da grotta montana, gli uscissero dai labbri in tuono di canto:
      O Giove padre! a quali duri destini commettesti me, nudrito delicatamente sopra le ginocchia di madre veneranda, nei tempi in cui i popoli di Fricio, valorosi domatori di cavalli, e prodi in guerra, edificarono sopra le sponde del mare, per tuo comandamento, o Saturnio, la città eolia, la inclita Smirne bagnata dalle acque sacre del Melete!


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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