- Le figlie divine di Giove ordinarono che io eternassi con i miei versi questa illustre città, ma i suoi abitanti insensati, chiusi alla mia voce gli orecchi, sdegnarono i miei canti armoniosi. Or sia così: ma chiunque avrà cumulato ingiuria sopra il mio capo, non andrà impunito. Io sopporterò animoso il fato al quale il Dio mi condannava dalla mia nascita: intanto io non calpesterò più le larghe strade di Cyma; i miei piedi ardono per uscirne, e il mio gran cuore mi stringe a ricovrarmi in terra straniera, a cercare asilo in altro luogo per oscuro che sia.
Non meno leggiadro e pieno di passione parmi il canto del Vasellaio. Uscendo il cieco divino da Samo, certi vasai, mentre attendevano a scaldare la fornace, lo invitarono a improvvisare qualche verso, promettendogli alquanti dei vasi che stavano per cuocere. Omero così cantava:
O vasellai! se mi darete la mercede promessa, io vi rallegrerò co' miei canti. Scendi, invocata, o Pallade, e proteggi la fornace con la tua mano potente. Tu fa che tutti i cotili e tutti i vasi si tingano di un bel colore nero, si cuociano in punto, e procaccino all'artefice guadagno in copia. Fa che molti se ne vendano sul mercato, molti per le strade, e aumentino la sostanza al vasaio, come tu, o Dea, possa aumentare a me il tesoro della sapienza.
Se poi, inverecondi, vorrete ingannarmi, io invoco sopra la vostra fornace tutti gli Dei nemici: Syntripe, Smarago, Asbeto, Abacto e Ornodamo, generatori di esizio alle fornaci. Io li supplicherò a rovesciare questo portico e questa casa, a mandare in fiamme la fornace in mezzo ai gridi lamentosi e ai gemiti dei vasellai: come freme un cavallo indomito così frema la fornace mentre i vasi si rompono in frantumi.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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