Chi mi sovvenne contro gl'insulti dei Titani? - Chi mi scampō da morte? - Chi mi redense dal servaggio? - Cuore santamente infiammato, non hai da te stesso tutto compiuto? E tu, o cuore, che comunque tradito ardi di giovinezza e di virtų, ti abbasserai a rendere grazie al dormente dei cieli? - Onorarti io? e perchč? Alleggeristi tu mai il dolore della sventura? Asciugasti tu mai le lacrime dello afflitto? Non mi formarono uomo l'onnipossente Tempo e lo eterno Destino, soltanto miei signori e tuoi? - Tu forse pensasti che odierei la vita, e fuggirei nella solitudine, perchč non maturano i fiori de' miei sogni? - Ma t'ingannasti, o Giove: qui sto, e formo uomini a mia similitudine; una stirpe a me uguale, che soffra e goda, che si rallegri e pianga, e ti maledica come io ti maledico.
IL BANNO DI CROAZIA.
CANTO SLAVO.
Ci era una volta un Banno nella Croazia, cieco dall'occhio diritto e sordo dall'orecchio sinistro: e con l'occhio diritto guardava la miseria del suo popolo, coll'orecchio sinistro ascoltava le querimonie dei vaivodi; e chi possedeva copia di sostanza era accusato, e chi accusato moriva: cosė fece mozzare il capo a Umanai bei e al vaivoda Zambolic, e s'impadronė dei loro tesori. Dio alla per fine corrucciato dei suoi tanti delitti, mandō i fantasimi a tormentarlo ne' sogni; e tutte le notti appič del letto egli vedeva su dritti Umanai e Zambolic che stavano a guardarlo fissamente con occhi spenti e lividi. All'ora poi in cui le stelle cominciano a impallidire, e il cielo si tinge in leggerissimo vermiglio dalla plaga di Oriente, cosa spaventevole a raccontarsi, i due fantasimi s'inchinavano quasi a salutarlo per ischerno, e i capi loro squilibrati cadevano e rotolavano gių pel tappeto.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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