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      ATTO PRIMO.
     
      Amor celato fa sì come fuocoIl qual procede senza alcun riparo;
      Arde, e consuma ciò che trova in loco,
      E non si può sentir se non è amaro.
      CINO DA PISTOIA.
     
     
     
      SCENA I.
     
      Luogo remoto dietro Damiata castello dei Cancellieri.
      È vicina l'Ave Maria del giorno.
     
      GERI, MANENTE.
     
      GeriCredi che in buio eternamente cupo,
      Simile a questo, senza fine il mondoSarà sepolto un dì?
      ManenteCredo.
      GeriE che un giorno
      La condanna tremando intenderai,
      Che in guaio interminabile t'inchiodiGiù nell'Inferno disperato?
      ManenteCredo.
      GeriE credi ancora ch'ove il nuovo sole
      Diffonda il raggio su la fronte a Dore,
      Occhio di Dore non vedrà più sole.
      ManenteGeri, - pensate al fine.
      GeriA qual mai fine?
      Se di vita, - fors'io temo la morte?
      ManenteNo, vivadio, siete valente, o Geri,
      Come la lama di questo pugnale,
      Cui mai fu d'uopo raddoppiare il colpo.
      GeriChe altro terrammi, or via, se non è morte?
      ManenteLa pena degl'infami...
      GeriO masnadiero,
      Poichè pria del capestro la speranzaScorgi, codardo, tra l'opra e la pena,
      Tal tu tremi: - non io: se un ferro stringo,
      Ei dee passare certamente un core,
      O lo inimico o il mio. - Parato a tutto,
      E fermo che ove più cadami in fallo, -
      Capo che tal si avvisa, indarno speraStarsi lunga stagion sul busto all'uomo.
      E poi - nullo qui vede, - eternamenteEi tacerà. - Chi bene ha fesso il core
      Lingua non snoda.
      ManenteE il sangue?
      GeriHai tu mai inteso
      Gridare il sangue?
      ManenteE Dio?
      GeriDimmi, Manente,
      Se' tu di quelli che perduto il cieloTemono poi l'inferno? A te sta a dire
      Di Dio, a te? Conta del ciel le stelle:


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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