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      Dell'Eterno. - Guai! se un punto io poso;
      Disperato un pensiero allor m'assale.
      Feroce un'ira, - un'agonia di morte.
      Vivo di sangue come d'aere; - ond'ioNč vo' lasciarvi, o posso, chč su quante
      Son cose al mondo a me pių grata č questa.
      GeriBen volea dir ch'io m'ingannassi. - Or dove,
      Dimmi, accennava il sermonar tuo dianzi?
      ManenteTanto č lo stato mio tremendo, - č tanto
      Crudo, che in altri mi farla pietade:
      Deh! non saperlo tu. - A me l'incarcoDi spegner Dore lascia, - a me che sono
      Per disperazion fatto securo.
      Il terzo giorno ciberō del paneNel vin temprato su l'arca del morto(115),
      Nč i suoi consorti ancideranmi. - QuestoBastami. - Questo sol dal Cielo io chieggo;
      Pių che possibil fia tardi - mi piombiGių nell'Inferno.
      GeriOh gran mercč! - Ma quale,
      Dimmi; č il sapor della vendetta?
      ManenteFrutto
      Crear Dio, che il desso non volle.
      GeriE ben volle.
      E a tor vendetta che daresti?
      ManenteDove
      Per me non fosse chiuso, - il cielo.
      GeriOr sappi,
      Questa cacciarmi tra le mani il ferro.
      ManenteChe! - V'offendeva Dore?
      GeriAtrocemente,
      E sempre; - e l'odio, e lo vo' spento. Intendi?
      Alcun qui move, odi un mutar di passi;
      Vieni; - t'ascondi...
      ManenteSeguovi...
      GeriRammenta
      I dė che furo.
      ManenteE voi - quei che verranno
     
     
     
      SCENA II.
     
      DORE, BIANCA.
     
      LI DUE SVENTURATI.
     
      LAMENTO.
     
      DoreTorna il verno. - Le fronde alla foresta
      Svelle e mena feroce in giro il vento;
      Č triste il colle, la pianura č mesta(116);
      Dell'usignolo il melodiare č spento:
      Il veltro per la notte alza la testaEsterrefatto, e prorompe in lamento;
      Orrore spira ogni cosa e paura,


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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