Dell'ira, quando staranno il giudicioDi Dio tremendo ad aspettar le genti.
BiancaDal profondo del cor volgiti a Dio;
Chiama, e risponderà. - Qual madre sordaFu al grido dell'infante? A quale afflitto
Non sovvenne invocato il sommo Dio?
DoreIl libro della vita è scritto(119): - è fissa
Del dolor la misura, e della gioia
È destinata, o Bianca: - e noi siam fiumi;
Rapidi discorriamo per la chinaEntro un letto fatal, finchè ne accolga
Lo abisso della eternità.
BiancaMa Dore,
Voi fate ingiuria al vostro Dio. - Qual maiFu il fattore che odiasse sua fattura?
L'arbore ei dette della vita, e noiCibammo il frutto della morte; - noi
Liberi come il raggio del pianeta. -
Se il sapere di Dio conosce il fine.
Non però il move; qual uom su la rivaMira la navicella indirizzarse
Secondata dal vento al suo cammino.
DoreOh parole celesti! O Bianca, bella
Come il sorriso della prima madreQuando innocente si specchiava in Dio;
Tu sola degna di parlar dei cieli;
Nè cor più puro, nè più santo labroMai innalzò prece: e che mai dirti io posso?
Il mio intelletto vinci, eppur da moltiAnni mi è aperto il mio destino. -
BiancaQuale
Ruppe il velo del tempo, ed il futuroVide presente? - Forse tu, con arte
Che il Cielo aborre?
DoreTurbare io la polve
Che riposa? - Io turbar l'ossa dei mortiGuardimi Dio! - Rammenta i giorni andati
In che un tetto copriva i nostri padri,
E non violato era l'amplesso, e quellaSpeme ei nudrivan ch'or contesa è ai figli...
BiancaAhi che rammenti, o Dore!
DoreE pur rammenta
La notte turbinosa in ch'io, chinatoIl capo sul tuo grembo, ascolto dava
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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