Del figlio mio....
SCENA III.
GERI, MANENTE, E DETTI.
GeriVosco sta il figlio...
GualfrediOh vista!...
Tu se' ferito... ell'è mortal la piaga?...
Chi t'offendeva?... Guido, il ferro mio...
Tu corri... va per mastro Dino, Nello...
Parla in nome di Dio; chi ti trafisse?
Nello, ma Nello, la mia spada dammi?
Geri
Rimanti, - lieve è questa piaga; - DinoVidela, un tal suo farmaco vi appose.
Sì che ormai n'è la doglia al tutto spenta.
GualfrediMa il feritore... il feritor?...
GeriLo taccio...
GualfrediSvelalo...
GeriPadre!...
GualfrediSe il mio amor t'è caro,
Se grave t'è lo sdegno mio, lo svela.
GeriQuanta angoscia di pianto e di vendetta
È per uscirne...
GualfrediNon ti calga,... il noma.
GeriEgli consorte è nostro...
Gualfredi
È Lemmo?
Geri
È Dore...
GualfrediSchiatta iniqua!... vil serpe!... io calpestarti
Potea... nol volli... Maladetto l'uomo.
Che vede il serpe e nol calpesta. - Oh spentiSiate voi tutti, ribaldi(130)! ricada
Il vostro sangue su la vostra testa...
Sali il mio buon destriere, o Nello... spronaAl mio castello; - trova Uberto; - digli
Che mova tosto, - che tra sesta e nonaCon le masnade armate io qui lo aspetto...
Parti, - vola. - E non se' partito ancora? -
Ora tu dimmi, il fiero caso comeAccadeva?
GeriPoichè disio vi prende
Saper la triste istoria, e a vendicarviSiete parato, - io ben volenteroso
La vi dirò. - Con nera opra il codardo,
Ordita in grembo della notte, d'ontaVolea coprirci tal, che da qui innanzi
Senza arrossire non osasse il voltoAlzare un Bianco;... un redivivo... eterno
Portare obbrobrio.
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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Dino Dio Uberto Bianco
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