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      Al Signore che preci?
      VanniArrogi al danno
      Lo strazio. Altra fiata i Cancellieri
      Chiamârmi, e Guelfi e Santa Chiesa e Papa
      Voller ch'io urlassi; - in questa un uom, con voceGeri additando e con mano, mi dice:
      Va, ponlo a morte. - Io lo facea; - quand'eccoDore giungermi addosso, e tal di un stocco
      Darmi sul capo, che se Dio non era,
      E la barbuta nuova, ei mel fessavaFino al mento.
      UghettoE me pur poneva Geri,
      Onde tra l'arme non patisse oltraggio,
      (Tale almen disse), a guardia della donnaDel giudice Benozzo, allorchè mosse
      Ratto a mia volta con sua gente Lemmo,
      E a vitupero mi cacciava. - Io soloEra; - nè basta incontra a' molti sdegno:
      Ritrassi il piè, ma me la cinsi al core.
      VanniNoi siam fratelli d'ingiuria: volete
      Essermi di vendetta?
      UghettoAnzi mi è grato:
      Mi vi lego per fede.
      VanniEcco la mano.
      UbertoO prodi, o forti, proseguite or via.
      Ma al ciel fo voto, che di voi qual partaSì dalla insegna, che non oda il cenno
      Di mia voce, - saprà che all'arcion posiPria di partirmi un capestro, e il contado
      Nostro molti nudrire alberi, ed alti.
      Per trescare una danza in campo azzurro(136).
      Non ordin fisso, non comando, o voceDi condottiero, ma furore, e rabbia
      Di vendetta, e ingordigia di rapinaGuidanvi a queste guerre. - Per voi stessi
      Rotti, un timore di breve ora siete,
      E di vostra miseria una perenneFonte. - Cacciare voi potete Uberto, -
      Trucidarlo anco; - ma finchè le vostreVoci mi appellan duca, - voi dovete
      Obbedirmi...
      DonatoEgli il ver favella.
      Baccio
      È giusto.
      UghettoBuona milizia è questa.
      UbertoE non sono io


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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze
1847 pagine 469

   





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