Lo padre vostro? e voi non siete i figliMiei? - la forza mia sola? A me lasciate,
A me il pensier di farvi lieti. Io - nullaSon senza voi; voi - senza me. Ci stringe
Necessità più salda assai di amore. -
Fidate in me.
DonatoFidiamo in lui.
BaccioFidiamo
In Uberto.
UghettoIl buon duca.
VanniViva Uberto!
TuttiViva!
UbertoEd a voi, qual può maggiori, Uberto
Rende grazie. - Ma Geri i passi affrettaOr ecco qui: tacetevi, e in disparte
Fatevi, che non ama aprire a tantiLa sua mente il signore.
SCENA II.
GERI, MANENTE, E DETTI.
GeriBen ne venga
Uberto, e ben con esso la masnada. -
Nulla t'incolse al venir tuo molesto?
UbertoNulla: - al comando di Gualfredo io mossi
Ratto, e se mal non veggo, il suo disireParmi ho precorso.
GeriE di ciò grande t'abbi
Mercè. - Ti appella in questi luoghi un altoConsiglio; - e poichè il padre di altre cure
Gravato or si sta lunge, - io pianamenteVo' chiarirti di tutto. - A tale impresa
Vuolsi or por mano, in che il periglio scemaA misura del core.
UbertoEd io parato
Pel piacer vostro sono a tutto.
GeriI Guelfi
Non ti dirò perchè altra volta, e Roma,
Chiamato a tutelar venisti, e come,
Anzi che pro, te ne arrivasse danno:
Perocchè ingrata questa terra tenneVostra vita un tributo e il sangue un dritto.
Giova gridare Impero, e i Guelfi adessoCacciare in bando.
UbertoMa che Pisa è un nome
Pensaste mai, - Guelfa Fiorenza, - e starsiSul roman seggio Bonifazio ottavo?
GeriMe' si sanno in Pistoia che in suo contado
Queste novelle, Uberto. - I miei consortiFatto han com'io di lor gente adunata,
E di amistadi; e se un menar da franchi,
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Scritti
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Firenze 1847
pagine 469 |
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